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Recensione “Il cacciatore di draghi” di J.R.R. Tolkien

Un racconto per bambini condito di ironia

Buona sera a tutti!
Finalmente torno sul blog con la recensione de “Il cacciatore di draghi” di J.R.R. Tolkien. Sono felice perché è da marzo che non ne postavo una.

Libro "Il cacciatore di draghi" di J.R.R. Tolkien

Titolo: Il cacciatore di draghi

Autore: J.R.R. Tolkien

Lingua originale: inglese

Traduttrice: Isabella Murro

Anno di pubblicazione italiana: 1998 (originale: 1949)

Casa editrice: Bompiani

Pagine: 94

Recensione

La storia raccontata da Tolkien è quella di Giles, fattore di Ham, un paesino dell’Inghilterra medievale, che un giorno per caso mette in fuga un gigante. Il re, come ricompensa, gli regala una vecchia spada, che altro non è che Mordicoda, una spada che si sguaina da sola per uccidere i draghi (ricorda un po’ Pungolo di Frodo).
E’ chiaro che dietro questa storia c’è della serendipità. Infatti a Giles, come a Bilbo Baggins (ve ne parlo in questo articolo), capita in mano un oggetto magico, che però con prontezza e astuzia riesce a capire come usarlo per salvare se stesso e gli altri. Non si tratta di pura fortuna, ci vuole una certa predisposizione d’animo per sapere come usare l’oggetto magico.

Giles ricorda Bilbo anche perchè, come lo hobbit, all’inizio è amante della tranquillità e poco coraggioso, ma si ritrova invischiato in un’impresa. Come Bilbo, affrontarà un drago, che qui è Chrysophylax, un nome parlante che significa amante delle ricchezze. Tornato a casa Giles sarà ricco e, soprattutto, un eroe.

E’ un racconto divertente perché Tolkien utilizza in latino in chiave ironica, ne viene ridicolizzata la pomposità e l’eccessiva lunghezza, distante dalla realtà della gente semplice di Ham e questo suscita il riso e la simpatia dei più piccoli (ma anche dei più grandi 😎).

Il narratore è Tolkien stesso che, da bravo glottologo, gioca con la lingua: non solo il già citato nome “greco” del drago, ma anche la finta etimologia del nome dei luoghi narrati, che si ricollega alla vicenda narrata.

Le mie impressioni

Il cacciatore di draghi è un racconto per bambini divertente ed ironico che mi ha fatto “diventare padre”.
Infatti mi sono subito immedesimata in Tolkien che raccontava la storia di Giles e mi veniva anche naturale immaginarmi l’effetto che le parole del racconto avrebbero avuto sui bambini. L’utilizzo del latino sicuramente suscita il riso perché sembra qualcosa di strano, mentre i personaggi sono dipinti in modo tale da farti subito provare simpatia o antipatia per loro. Questo può forse far pensare che i personaggi siano un po’ stereotipati, ma alla fine è un racconto di neanche 100 pagine e l’ho trovato adatto al target.

Voto: 🌻🌻🌻

Lo avete letto? Vi incuriosisce? Ditemelo nei commenti!

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