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Recensione: “Il giudice e il suo boia” di Friedrich Durrenmatt

Un piccolo giallo della letteratura svizzera

Con le vacanze natalizie ho finalmente tempo di leggere e quindi di aggiornare il blog, pertanto vi voglio parlare di un breve racconto dell’autore svizzero Durrenmatt. Sono stata contenta di leggere un libro svizzero ambientato in Svizzera perché di questo paese non avevo mai letto nulla, se non Heidi.

Foto del libro Il giudice e il suo boia, casa editrice Feltrinelli con pungitopo decorativo.

Titolo: Il giudice e il suo boia

Autore: Friedrich Durrenmatt

Lingua originale: tedesco

Pagine: 116

Genere: giallo

Anno di pubblicazione: 1952 (in Italia 1960)

Casa editrice: Feltrinelli

Recensione:

Mi sono approcciata a Il giudice e il suo boia con grande curiosità poiché mia madre era rimasta talmente estasiata dal libro da scrivere una sua recensione.

Apparentemente si tratta di un giallo poliziesco: un promettente poliziotto viene ritrovato morto in un tranquillo paesino della Svizzera; incaricato di condurre le indagini è il vecchio commissario di Berna Barlach il quale chiede di essere affiancato dal giovane Tschanz. Il commissario dice di sapere chi ha commesso l’omicidio, ma non lo rivela al collega poiché indaghi per vedere se è come pensa lui.

Tuttavia, in ballo ci sono antiche sfide tra Barlach e Gastmann, l’uomo da cui la vittima si stava recando e diversi visioni della vita.

“Dicevi che era una sciocchezza commettere un delitto, perché ti sembrava impossibile usare la gente come pedina degli scacchi. Io invece più per contraddirti che per convinzione, sostenevo la tesi che proprio la confusione dei rapporti umani rendeva possibili delitti che non potevano essere scoperti, e proprio per questo motivo la maggior parte dei delitti restavano non solo impuniti ma anche insospettati”.

Opinioni diverse, scelte e stili di vita differenti, opposti sistemi valoriali caratterizzano i due giganti del racconto di Durrenmatt. C’è chi sceglie il bene con convinzione e chi fa il bene o il male assecondando un proprio capriccio, ma questa storia rivela anche una certa ambivalenza nel concetto di bene: si può fare il bene anche facendo il male.

In un mese morente come novembre, un animale morente, ma in quanto tale molto più pericoloso, qual è Barlach, fa eseguire la sua condanna sulla vita di un uomo già da tempo giudicata… o forse c’è più di un giudizio con conseguente condanna? Questa è la domanda che mi ha lasciato, proprio sul finale, questa lettura, anche se dal fatto che lo menziono in questa recensione potete intuire verso quale risposta tendo.

Ho trovato il libro coinvolgente, ad un certo punto mi sono quasi dimenticata del fatto che si stava cercando un assassino, quello vero! Barlach, infatti, non solo muove i personaggi della storia come pedine, ma fa lo stesso con il lettore. Sia per i personaggi che per il lettore arrivare alla verità è difficile: la si scoprirà solo nelle ultimissime pagine, quando non la si sta più cercando. Una verità che non coincide con quella giudiziaria.

Consiglio questo libro a chi ha poco tempo, ma vuole comunque gustarsi un romanzo ben scritto. Lo consiglio anche se non si ama il genere poliziesco perché, come avrete capito, l’importante non è trovare il colpevole e il libro non spende parole superflue per dare sfoggio di grandi deduzioni logiche.

Voto: 🌻🌻🌻🌻🌻

Citazione: Non farà mai il male per raggiungere qualcosa, come gli altri, per guadagnare denaro, per conquistare una donna oppure per giungere a una posizione di potenza, lo farà soltanto così, senza senso, perché in lui sono sempre possibili due cose, il bene e il male, è il caso che decide.

Avete letto questo libro? Vi ho incuriosito? Ditemelo nei commenti 🙂

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