
Recensione “Imparare a vivere”
Il primo dei saggi finalisti al Premio Costa Smeralda
Buongiorno Lettrici e Lettori del blog! Oggi voglio condividere la mia recensione di Imparare a vivere di Maurizio Ferraris, uno dei tre finalisti al Premio Costa Smeralda per la sezione saggistica.
Quest’anno infatti sono felicissima di poter collaborare con questo premio letterario, promosso e organizzato dal Consorzio Costa Smeralda.
Del premio e dei 6 finalisti vi ho parlato meglio nel mio post su Instagram.

Titolo: Imparare a vivere
Autore: Maurizio Ferraris
Anno di pubblicazione: 2024
Casa editrice: Laterza
Pagine: 152
Recensione
Imparare a vivere di Maurizio Ferraris non è il solito saggio filosofico, e non è neanche un manuale di autoaiuto. È una riflessione che il filosofo fa a partire da un piccolo incidente che gli capita, un omero scomposto, che lo porta a rimettere in discussione come ha vissuto fino a quel momento e a chiedersi se si possa imparare a vivere.
Il risultato di questa riflessione, che vuole essere solo condivisione di ciò a cui lui è arrivato, si articola in quattro sezioni: vivere, sopravvivere, previvere e convivere.
Vivere
Si può imparare a vivere? Sì, perché l’esperienza ci insegna per forza qualcosa.
L’esperienza può derivare anche da libri e film, che inevitabilmente ci modellano (ad esempio nel pensare all’amore). Tuttavia la vita rispetto alla letteratura pecca per difetto perché un libro si può correggere e riscrivere, e si ha anche una certa cura quando lo si fa, la vita no. Non si possono riparare destini, come cerca di fare il commissario Maigret, bisogna accettare che nella vita possiamo compiere scelte sbagliate e diventare piatti sbeccati. Il fallimento è parte del vivere.
Maurizio Ferraris sostiene che spesso l’angoscia e l’insoddisfazione che proviamo di fronte alla domanda “si può imparare a vivere?” è dovuta al giudizio che sottintende: “Si può imparare a vivere bene? Si può vivere in maniera autentica?” Quando si parla di vita vera infatti si pensa sempre a vita vissuta pienamente ed è per questo che esistono i riparatori di destini. Ma qui c’è l’inganno.
Il problema è che animali hanno solo finalità interne, gli umani anche finalità esterne e sono queste che inducono a credere di non stare vivendo veramente. Come sottolinea Ferraris, non troverete mai un castoro insoddisfatto perché la sua amata non risponde ai messaggi o triste perché ha preso un brutto.
Sopravvivere
Sopravvivere ha a che fare col dilemma che tutti ci poniamo: cosa c’è dopo la morte? Come possiamo durare dopo la morte?
Un tempo si poteva credere nella resurrezione dei corpi, ma adesso sono sempre meno le persone che vi credono. Eppure quello della morte è un problema tipicamente umano, in quanto l’uomo è un essere che, consapevole che la vita ha una fine, cerca il fine che dà senso alla vita.
Il filosofo mette in guardia dai pericoli della vita sempiterna, che genera noia e sminuisce il passato.
E allora come sopravvivere? Con la scrittura che mantiene in vita il senso anche dopo la morte della persona che lo ha formulato (e oggi il web amplifica le possibilità di tutti noi di sopravvivere, basta pensare a cosa rappresenta per me questo blog e questa recensione).
Previvere
È il desiderio che si ha da giovani di avere una visione anticipata della vita e spesso questa possibilità è offerta dai libri.
Per Ferraris il libro che da giovane lo ha introdotto alla vita è “La ricerca del tempo perduto” di Proust.
Anche se è vero che la realtà supera sempre l’immaginazione, inevitabilmente quell’opera fornisce dei modelli che vengono interiorizzati. Infatti, Ferraris afferma che:
L’opera tratteggia l’alveo dentro a cui scorreranno i nostri giorni e compiremo le nostre scelte
Convivere
L’unico modo di imparare a vivere per Maurizio Ferraris è imparare convivere. La convivenza infatti rappresenta il senso della vita dell’uomo, sia che si guardi alla sua natura biologica, sia che si guardi a quella sociale. Biologicamente infatti, avendo uno sviluppo tardivo rispetto ad altri animali, abbiamo bisogno delle cure dell’altro, dal punto di vista sociale invece le relazioni con gli altri rappresentano il nostro mondo.
La letteratura può insegnare anche a convivere, sia attraverso la mimesi o la rappresentazione di qualcosa che è l’anticonvivenza (basti pensare a “Cuore di tenebra” di Conrad), sia attraverso il viceviere, ossia vivere la vita degli altri o la propria da un altro punto di vista (come accade a Gregor Samsa).
Imparare a convivere è il cuore della questione ed è anche un imperativo categorico perché non dobbiamo imparare solo la tecnica, ma anche a progredire come esseri umani.
Le mie impressioni
Il libro mi ha soddisfatto per diversi motivi. Il primo è che ammette che non esiste una guida per imparare a vivere e quindi l’autore si pone solo come una persona che ha vissuto tanto e che vuole condividere la sua esperienza. Il secondo è che la possibilità di imparare a vivere dai romanzi, e da lettrice sono d’accordo con lui.
Inizialmente non mi sono trovata con l’autore quando parlava di vita autentica, perché io la intendo in maniera diversa, ossia una vita di relazioni autentiche, non una vita vissuta bene e pienamente. Ma poiché per Ferraris il cuore dell’imperare a vivere sta proprio nelle relazioni, nell’imparare a convivere, ecco che ci ritroviamo.
L’unica pecca di questo libro per me è che in alcune digressioni l’autore parte per la tangente (ad esempio quando si mette a parlare delle registrazioni delle opere di Leonard Cohen), ma è coerente con l’idea di flusso di coscienza che questa opera è.
Consiglio questo libro a tutti gli amanti della letteratura perché il libro è pieno di riferimenti letterario e per il ruolo che l’autore le conferisce nell’imparare a vivere.
Conoscevate il Premio Costa Smeralda?
Vi ha incuriosito la mia recensione di “Imparare a vivere”?


