Recensione “Siddharta” di Hermann Hesse

Un cammino per svelare il mistero dell’uomo

Buona sera!

Oggi vi parlo di un libro che pensavo che avrei fatto fatica a leggere a causa della stanchezza del periodo (come vi dicevo nel mio ultimo aggiornamento di lettura), ma che invece ho divorato.

Titolo: Siddharta

Autore: Hermann Hesse

Lingua originale: tedesco

Traduttore: Massimo Mila

Anno di pubblicazione italiana: 1945

Casa editrice: Adelphi

Pagine: 211

Recensione

“Sarà un libro intriso di concetti filosofici che sono sempre troppo stanca per elaborare”. Questo era quello che pensavo prima che Alessia mi convincesse a leggere Siddharta per la seconda tappa del nostro #gdlgrandtour. Eppure già una semplice frase come “Voglio svelare quel mistero che ha nome Siddharta” mi ha fatto cambiare idea.

Sicuramente sono presenti delle dottrine, ma comprenderle non è il fulcro della narrazione, che invece ci mette di fronte alla vita di Siddharta con i suoi alti e bassi, nella quale ognuno di noi può ritrovarsi

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Siddharta ti conquista con la sua intelligenza e forza morale e ti travolge con la sua sete di Assoluto. Tuttavia il pensare non è tutto, bisogna anche vivere, e di questo Siddharta ben presto se ne accorge.

Il sapiente e asceta Siddharta scopre le gioie dell’amore, i piaceri del cibo, impara a commerciare e a giocare d’azzardo e sperimenta anche il dolore, ma ognuna di queste esperienze è necessaria per il suo percorso.

Quello di Siddharta tuttavia non è un viaggio solitario: parte col migliore amico Govinda, che però intraprende una strada diversa, conosce Gotama il Buddha e frequenta Kamala, la cortigiana, un’anima molto diversa dalla sua, eppure in fondo forse molto simile. Ma il personaggio più bello è il vecchio Vasuveda, un uomo umile, che nella sua semplicità ha scoperto il segreto della vita.

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Il fatto che Siddharta non eviti e non rinneghi nessuna esperienza, anche quelle più miserevoli, lo rende molto umano. Questo, unito alla atemporalità del racconto, fa sentire il personaggio di Siddharta vicino ad ognuno di noi.

Il racconto è ambientato in India, ma anche i luoghi, così come il tempo, non sono definiti. Quello che rimane sono solo fiumi che mormorano, alberi e villaggi.

Le mie impressioni

Tra le parti che mi hanno colpito c’è il problema predicare-rivelare la verità che Siddharta vede in Gotama il Buddha. Lo scarto tra il pensiero e l’Essere è un concetto filosofico che mi aveva molto affascinato ai tempi del liceo.

Un paio di punti mi hanno ricordato le parti che più avevo amato delle Confessioni di Sant’Agostino. In primis per Siddharta, così come per Agostino la dimensione temporale del presente è quella che conta.

Inoltre, Agostino cerca la verità nella bellezza della natura e scopre che Dio l’ha creata.

“Dissi allora a tutte le cose che stavano intorno alle porte della mia carne “Mi avete detto che non siete Dio, ditemi almeno qualcosa di lui!”

A gran voce gridarono: “Egli ci ha creato”.

Anche Siddharta ha una rivelazione a proposito della sua ricerca guardando la bellezza del mondo.

“Si guardò intorno come se vedesse il mondo per la prima volta. Bello era il mondo, variopinto, raro e misterioso era il mondo! […] L’azzurro era azzurro, il fiume era fiume, e anche se nell’azzurro e nel fiume vivevano nascosti come in Siddharta l’uno e il divino, tale era appunto la natura e il senso del divino, d’esser qui giallo, là azzurro, là cielo, là bosco e qui Siddharta. Il senso e l’essenza delle cose erano in qualche cosa oltre e dietro loro, ma nelle cose stesse, in tutto.”

Dopo questa mia affermazione magari penserete che sia effettivamente un libro filosofico… ma in realtà questa è solo una piccola riflessione, sulla quale io mi sono fermata perché, come sempre, ognuno nei libri trova se stesso, ciò che ama o ciò che lo turba.

Voto: 🌻🌻🌻🌻

Citazione: L’uomo che cerca veramente, l’uomo che veramente vuole trovare, non può accogliere nessuna dottrina.