Teatro

Lettrice a teatro – Cirano deve morire

Una pièce dissacrante e contemporanea

Carissimi lettori di Libri per vivere, ritorno a farmi viva con un nuovo episodio di Lettrice a teatro. Ecco la recensione di uno spettacolo teatrale che ho visto a inizio mese: Cirano deve morire del regista Leonardo Manzan.

Foto locandina Lettrice a teatro - Cirano deve morire

Carino è l’anagramma di Cirano… questo è uno dei versi rap dello spettacolo Cirano deve morire – in scena dal 2 al 6 novembre al teatro Piccolo Studio Melato di Milano – che a me ha ricordato subito Cesare deve morire dei fratelli Taiani. Entrambe sono rivisitazioni particolari di famose tragedie, rispettivamente “Cyrano de Bergerac” del francese Rostand e “Giulio Cesare” di Shakespeare.

Per quel poco che conosco l’opera di Rostand (che non ho letto, ma che voglio recuperare) mi sembra che Cirano sia perfetto come freestyler ante litteram. Cirano abile con le parole e con la spada, è brutto per via del suo lungo naso ed è innamorato della cugina Rossana, la quale però a sua volta è innamorata del bel cadetto Cristiano. Cristiano però è incapace di esprimersi in modo da far colpo su Rossana e così Cirano scriverà al posto suo i versi che lui dirà a Rossana.

Lo spettacolo si apre con una scena che definirei “Rossano-centrica”, infatti la bella donna osserva dal balcone i due spasimanti che duellano tra di loro, dopodiché scende, li prende a botte entrambi e prende parola affermando come l’unica vera sfortunata della storia sia lei, dal momento che entrambi i sui innamorati sono morti e l’hanno lasciata sola. Una condanna quindi alla finzione architettata dai due uomini che ha lasciato solo lei come vittima. Inizia poi a rappare in stile “Thoiry” di Achille Lauro con le ultime parole delle strofe troncate.

Subito dopo entra in scena Cirano, introdotto proprio da Rossana in stile presentatrice di una spit battle, che sfida il pubblico a un freestyle sul tema del naso. In questo caso la caratterizzazione di Cirano mi ha ricordato il rapper romano Rancore sia per il tipo di rime, articolate e intellettuali, sia per come l’attore è vestito (felpa con il cappuccio sulla testa) sia per il fatto che ribadisca di provare piacere nell’odiare. Il suo pezzo è una critica a coloro che vanno a teatro, ai critici teatrali e agli attori che si devono vendere per poter lavorare.

Cristiano invece entra in scena vestito con una giacca da fighetto e un cappellino, è tutto un altro tipo di rap, molto più commerciale, orecchiabile e ballabile (il ritornello su “Cristiano stupido ma bello” mi è entrato prepotentemente in testa).

Si susseguono altri momenti rap dei 3 personaggi, dove Cirano ribadisce il dolore di nascere e di esistere, mentre Rossana accusa Cirano di essere troppo polemico. Questi pezzi, seppure bellissimi, secondo me hanno portato troppo fuori strada lo spettacolo, facendo perdere al regista del tempo che avrebbe potuto sfruttare per legare meglio la seconda parte dello spettacolo, che io ho trovato troppo frettolosa.

Dopo un rap di Cristiano che provoca Cirano, il registro cambia, niente più rap, ma musiche più tranquille, e gli attori recitano i versi che li conducono al finale.

Lo spettacolo infatti propone la scena di Cristiano sotto il balcone di Rossana che ripete i versi di Cirano, ma tutto questo ci viene raccontato da Rossana, che recupera la centralità che il regista ha voluto dare alla sua figura.

Si balza poi al finale con la morte prima di Cristiano e poi di Cirano appena abbozzate (e in effetti non si sono capite molto), ma decisamente liriche e intense. Tuttavia questo finale l’ho trovato un po’ debole rispetto alla forte presa di posizione iniziale di Rossana.

Come avrete capito si tratta di una pièce dissacrante, sopra le righe, che vuole rompere gli schemi classici del teatro. Non a caso non mancano parole volgari e addirittura Cristiano col labiale dice un bestemmione, ma tutto ciò non è fuori luogo rispetto a come è costruito il copione (se fossero stati più fini, non sarebbero stati altrettanto credibili).

Nel complesso è uno spettacolo che ho apprezzato molto e ho trovato convincente l’esperimento del regista Leonardo Manzan (all’epoca 26enne) che ha vinto il bando under 30 della Biennale Teatro di Venezia.

Voto: 4 –

Vi ho incuriosito con questo episodio di Lettrice a teatro su Cirano deve morire? Vi sarebbe piaciuto vedere lo spettacolo?

Trovate gli altri episodi di Lettrice a teatro qui.

firma Libri per vivere

2 Comments

  • Enrica Masino

    Ma che bello trovare un tuo nuovo post! Questa pièce sembra davvero molto dissacrante e divertente e sono felicissima che ti sia piaciuta. Chissà se prima o poi la faranno anche da me a Torino. Purtroppo, come sempre, anche quest’anno non sono riuscita a mettere neppure un piede a teatro… Spero di rifarmi l’anno prossimo ❤️. Bellissimo post come al solito ❤️

    • libripervivere

      Grazie, cara Enrica ❤ Ho visto che di recente lo hanno portato a Roma, ma essendo un pezzo che ha vinto alla Biennale del 2018 e che è ancora in giro, penso che possa arrivare anche a Torino 😀

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