Scrittore del mese

Scrittrice del mese: Arundhati Roy

Un’attivista indiana contro la globalizzazione

Care lettrici e cari lettori del blog, mi sembra quasi incredibile non aver pubblicato nulla nel mese di marzo, visto che avevo ben 3 contenuti pronti, ma purtroppo ho avuto un lutto (su Instagram vi ho parlato di quale libro mi è stato di grande conforto) che ha fatto sì che da un lato dedicassi più tempo a una serie di riflessioni, dall’altro mi ha spronato a buttarmi anima e corpo in un progetto che mi ha portato via del tempo.

Ma adesso veniamo alla rubrica.

Recentemente ho iniziato a leggere un libro indiano comprato all’usato, Il dio delle piccole cose di Arundhati Roy e la scrittura mi ha così colpito da voler approfondire la conoscenza dell’autrice. Ho scoperto che più che essere una scrittrice di romanzi, è un’attivista e autrice di numerosi saggi su tematiche politiche, sociali e ambientali attuali, per questo la scrittrice del mese è Arundhati Roy.

Scrittrice del mese: Arundhati Roy

Suzanna Arundhati Roy nasce il 24 novembre 1961 da Rajib Roy, bengalese di religione induista, gestore di una piantagione di tè, e Mary Roy, un’attivista dei diritti delle donne appartenente alla comunità di cristiani siriaci in Kerala, uno stato meridionale dell’India.

All’età di due anni i genitori divorziano e si trasferisce a vivere con la madre e il fratello dai parenti materni in Kerala. La sua vita in questo stato sarà di grande ispirazione per il suo primo romanzo “Il dio delle piccole cose”.

Dopo essersi laureata in Archiettura a Dehli, si sposa con un collega, Gerard da Cunha, con il quale vivrà da hippie a Goa. Dopo 4 anni di matrimonio Arundhati divorzia e torna a Dehli per insegnare. Qui nel 1984 il regista indipendente Pradip Krishen le offre il ruolo di protagonista in un suo film e, dopo qualche tempo, i due si sposano. Inizia per la Roy una carriera come sceneggiatrice, tuttavia già da prima di intraprendere questo percorso aveva confidato in una lettera al marito il desiderio di diventare scrittrice.

Scrittrice e attivista

Nel 1997 pubblica il già citato Il dio delle piccole cose che le è valso il Booker Prize. Il libro viene anche inserito tra i migliori libri dell’anno dal New York Times e ottiene un successo planetario. Tuttavia, in India il romanzo viene criticato dal primo ministro del Kerala, che ne attribuisce il successo non a meriti letterari, ma al “veleno anticomunista” contenuto nelle sue pagine.
Divenuta molto popolare, sente il dovere morale di esprimersi sui test nucleari sotterranei condotti dal governo indiano nel 1998. In un saggio intitolato La fine dell’immaginazione Arundhati scrive: “Se c’è una guerra nucleare, i nostri nemici non saranno la Cina, l’America o qualcun altro. Il nostro nemico sarà il nostro stesso pianeta. Il cielo, l’aria, la terra, il vento e l’acqua si rivolteranno contro di noi. La loro ira sarà terribile”
È l’inizio del suo impegno politico come attivista e a questo saggio ne seguiranno numerosi altri su varie tematiche.

Tra le battaglie di Arundhati Roy si ricordano quella contro la costruzione di dighe artificiali in Gujarat che avrebbero fatto sfollare tantissime persone che non sarebbero state adeguatamente risarcite per un progetto che non avrebbe dato i benefici sperati. Per questa sua battaglia sconterà anche giorno di carcere e pagherà una multa di 2500 rupie per oltraggio alla Corte Suprema dell’India.

Nel 2001 si esprime contro il militarismo statunitense ne L’algebra della giustizia infinita, editoriale per The Guardian, che la guerra in Afghanistan era la risposta militare statunitense agli attacchi del 11 settembre, considerandola anch’essa terrorismo, motivato dal capitalismo.
Sostenitrice dell’indipendenza del Kashmir, a questa guerra ha collegato gli attacchi di Mumbai del 2008 sostenendo, senza giustificare gli atti terroristici, che fossero dovuti a questioni sociali storiche come la povertà diffusa, l’intensata partizione dell’India e i conflitti in Gujarat e Kashmir.

Il suo attivismo è stato riconosciuto da premi e menzioni:

• 2004. Premio per la Pace di Sydney per il suo lavoro nelle campagne sociali e il suo attivismo non-violento
• 2006. Premio Sahitya Akademi dell’Accademia delle Lettere dell’India, per la sua raccolta di saggi su tematiche contemporanee, come L’algebra della giustizia infinita. Arundhati si rifiuterà di accettarlo “per protesta contro il governo indiano che segue la linea statunitense ‘perseguendo politiche violente e spietate di brutalizzazione dei lavoratori industriali, aumentando la militarizzazione e la neo-liberalizzazione economica”.
• 2014 menzione per Arundhati Roy nella lista di Time 100 come una delle 100 personalità più influenti del mondo.

Nel 2017 pubblica il suo secondo romanzo Il ministero della pubblica felicità.

Vi ha incuriosito la storia della scrittrice del mese Arundhati Roy? Fatemelo sapere nei commenti 😉

firma libri per vivere

5 Comments

  • Enrica

    Ciao, ma che piacere trovare un nuovo post sul tuo blog! Conoscevo La Felicità Delle Piccole Cose ma ammetto che ne avevo solo sentito parlare e non avevo idea di chi fosse l’autrice. La sua storia è particolare e molto interessante, mi sembra che questa donna abbia tanta voglia di mettersi in gioco anche in ambito diversi il che è davvero fantastico. Grazie per averne parlato❤️❤️. Colgo l’occasione per farti gli auguri di Buona Pasqua ❤️❤️

    • libripervivere

      Ciao Enrica, grazie! Spero che tu abbia passato una serena Pasqua 😀 Di Arundhati Roy mi ha stupito la forza e l’energia che ha nell’attuare le sue battaglie!

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