Recensioni

Recensione: “Sete” di Amélie Nothomb

Buona domenica a tutti, finalmente torno con una nuova recensione di un libro letto a settembre, “Sete” di Amélie Nothomb.

Recensione: "Sete" di Amèlie Nothomb

Titolo: Sete

Autore: Amélie Nothomb

Lingua originale: francese

Casa editrice italiana: Voland

Pagine: 128

Genere: narrativa contemporanea

Recensione:

Difficile recensire questo libro della Nothomb, dato che si tratta di un lungo monologo di una delle figure più controverse della nostra storia, quella di Gesù Cristo.

Inizio dicendovi che già dalla prima pagina mi è venuto da sorridere perché durante il processo davanti a Pilato coloro che testimoniano contro sono i miracolati che sostengono che dopo aver ricevuto il miracolo la loro vita è diventata impossibile. Gesù però non si difende, così Pilato, irritato, prima di crocifiggerlo decide che deve infliggerli un’ulteriore sofferenza: la paura. La Nothomb si immagina infatti l’ultima notte di Cristo in prigione, dove il protagonista riflette sulla sua vita e in primo luogo su quanto sia bello avere un corpo.

Gli esseri umani si lamentano, a ragione, delle imperfezioni del corpo. La spiegazione è evidente: quale valore può avere una casa disegnata da un architetto senza dimora? Eccelliamo solo nelle cose di cui abbiamo pratica quotidiana. Mio padre non ha mai avuto un corpo. Per essere un ignorante, trovo che se la sia cavata egregiamente.

Nel ripercorrere la sua vita racconta di Maddalena, la donna di cui è innamorato, con infinita dolcezza. Una delle meraviglie di avere un corpo è anche questa: dormire a contatto con la propria amata. Ma la cosa più bella della corporeità è la sete, una sensazione totalizzante che quando viene appagata ti fa raggiungere l’apice del godimento.

Crescendo si impara a non soddisfare la fame appena compare. Mentre nessuno ci insegna a ritardare la sete. Quando si presenta ci appelliamo a lei come a un’urgenza indiscutibile. Interrompiamo le nostre attività quali che siano, cerchiamo da bere.

Non è una critica, bere è così delizioso. Nondimeno mi rammarico che nessuno esplori l’infinità della sete, la purezza di questo impulso, l’aspra nobiltà che ci caratterizza nell’attimo in cui la proviamo.

Nonostante sia un monologo, oltre a Maddalena altri due personaggi vengono ben caratterizzati: Giuda, il discepolo più difficile, colui che crede di non meritarsi di essere amato e al quale ogni volta bisogna sempre rispiegare tutto, affinché lo accetti, e Maria, che sembra essere l’incarnazione della perfezione: socievole al punto giusto e forte nell’accettare la morte prima del marito e poi del figlio.

Tra le riflessioni che mi hanno colpito c’è quella sulla distinzione tra amore e bene e tra amore e amare. Dio è amore, ma ciò non vuol dire che sia bene e la dimostrazione è ciò che suo figlio subisce sulla croce. Gesù stesso è venuto a portare l’amore, ma ha il male dentro di sé, altrimenti non sarebbe in grado di riconoscerlo negli altri. Dio è amore, ma non sa cosa vuol dire amare perché per amare bisogna avere un corpo. Gesù quindi ama, ma per assurdo non è capace di amare se stesso, altrimenti non accetterebbe di patire la sofferenza della croce.

"Pietà", Michelangelo, Roma
“Pietà”, Michelangelo, Roma

La parte che mi ha convinto meno è quella dopo la resurrezione perché mi è sembrata eccessivamente retorica, forse perché vuole lasciare molte riflessioni al lettore, che comunque ho trovato molto interessanti.

È un libro che consiglio a tutti coloro che amano i racconti introspettivi e a chi ama guardare la realtà da diversi punti di vista. Infatti per assurdo in questo racconto la Nothomb, riesce a far emergere magistralmente l’umanità di Cristo: non è perfetto perché ama intensamente, ha paura, non sa perdonarsi, sperimenta la delusione e il dubbio… è veramente un uomo come tutti noi e questo ce lo rende più vicino. Umanità anche nell’accezione latina ben spiegata dalla frase di Terenzio “Sono umano e niente di ciò che è umano lo ritengo estraneo a me”, una frase che l’autrice farà pronunciare ben due volte al suo protagonista.

Concludo dicendo che ritengo che con quest’ultimo libro la Nothomb si sia riavvicinata ai suoi primi libri per quanto riguarda lo stile, molto più sarcastico e incisivo rispetto a “Il delitto del conte Neville” o a “Riccardin dal ciuffo”.

Citazione preferita: Verità così profonde non si apprendono se non avendo sete, amando e morendo: tre attività che necessitano di un corpo. Anche l’anima è indispensabile, certo, ma non può in alcun caso bastare da sola.

Voto: 🌻🌻🌻🌻|5

4 Comments

  • ross.parliamone

    Come sai finora della Nothomb ho letto solo Stupore e tremori, che mi è piaciuto molto. Sete mi incuriosisce, ma penso che dati i contenuti dovrei essere “pronta” psicologicamente per leggerlo, con la scrittura introspettiva sono un po a periodi 😅

    • libripervivere

      In effetti tanto fa anche il periodo e il contesto in cui leggi il libro. A me è piaciuto molto, però l’ho letto in due giorni diversi. La seconda parte, che mi è sembrata più “pesante” non so se sia dovuto al fatto che effettivamente l’autrice inserisca più riflessioni o se ero semplicemente io che avevo poco tempo e non vedevo l’ora di finire ^^”
      E comunque ogni libro ha il suo momento 😀

    • libripervivere

      Ciao Sara! Amo lo stile e le storie della Nothomb, ti consiglio di spulciare tra i suoi titoli, ce n’è per tutti gusti!
      Ecco, intenso mi pare l’aggettivo giusto 😀

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.